Facebook
Sei il visitatore
Partner
News
-
Al via la seconda edizione del corso in FISIOLOGO DEL’ESERCIZIO CLINICO
29 ago 2018
-
Lettera aperta alle forze politiche italiane
21 feb 2018
-
L’Arena: Al via il corso di Fisiologia clinica dell’esercizio.
29 nov 2017
-
Comunicato stampa: Corso di perfezionamento in Fisiologia clinica dell’esercizio
22 nov 2017
-
COMUNICATO STAMPA DMSA del 21 Aprile 2017: “DDL Senato della Repubblica n. 1324 (riordino delle Professioni sanitarie)”
26 apr 2017
-
Ponte Italia-Spagna per i fisioterapisti a fianco del “Real”
21 ott 2016
-
Laurea in Fisioterapia: comunicato stampa
23 set 2016
-
Corso di perfezionamento in DMSO TECHNIQUE
31 ago 2016
-
LAUREA IN FISIOTERAPIA per Laureati in Scienze delle Attività Motorie e Sportive
11 mag 2016
-
Convegno Palestre Verona
19 apr 2016
-
VIII Congresso Nazionale DMSA
15 gen 2016
-
Corretto stile di vita – convegno
31 lug 2015
-
Seconda Edizione Corso Health Check
20 mag 2015
-
Real Madrid graduate school Universidad Europea
6 mag 2015
-
Laurea in Fisioterapia con DMSA
7 feb 2015
-
Al via la seconda edizione del corso in FISIOLOGO DEL’ESERCIZIO CLINICO
Archivi
Link
Al via la seconda edizione del corso in FISIOLOGO DEL’ESERCIZIO CLINICO
Seppure nei prossimi decenni vivremo più a lungo non è detto che vivremo meglio, i costi sul sistema sanitario nazionale lieviteranno fino ad un punto di non ritorno, il rischio concreto è quindi che solo alcuni potranno permettersi l’accesso a certi tipi di cure. Diventa pertanto fondamentale puntare a strategie preventive di massa mirati ad educare la popolazione a mettere in atto quei comportamenti virtuosi e salva-salute , quali una corretta nutrizione e l’esercizio fisico regolare in primis.
Ecco quindi che con il CORSO DI AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE IN FISIOLOGO DELL’ESERCIZIO CLINICO, giunto per l’anno accademico 2018/19 alla sua seconda edizione, si vuole offrire una formazione il più possibile pratica ed operativa a tutti quei laureati in scienze motorie che , come professionisti della prevenzione, lavorano quotidianamente con persone con patologie croniche stabilizzate, soggetti che sono su un pericoloso croce via tra la malattia e la salute e che solo affiancando l’esercizio fisico alle cure mediche già in atto, possono migliorare il loro stato globale di salute e benessere.
Ecco quindi il perchè di questa innovativa partnership, una spin off tutta veronese che vede in campo diverse realtà del territorio, una collaborazione tra settore privato (Centro Bernstein- Esercizio Vita) , associazioni di categoria (DMSA – Associazione Dottori in Scienze Motorie) e l’università privata , con la partecipazione e il patrocinio della nuova arrivata sede di Verona della prestigiosa università Unipegaso.
Purtroppo l’università italiana pecca del non riuscire a dare ai propri ragazzi , quelle competenze reali e operative per immettersi nel mercato del lavoro con decisione, con questo progetto formativo si vuole proprio colmare questo limite, permettendo a chi è già laureato e si sta inserendo nel mercato lavorativo, di farlo con ulteriori competenze pratiche e forte dell’esperienza acquisita da professionisti che quotidianamente operano nel settore.
Il dott. Ottavio Bosello , già professore universitario alla facoltà di medicina, medico nutrizionista è il direttore del corso, supportato dai dott. Pasetto Giorgio e dott, Brunelli Andrea, come responsabili della didattica e referenti sul territorio. Completano il team di insegnanti di alto profilo altri 2 medici, 3 dottori di ricerca in scienze motorie, un ‘ostetrica e due fisioterapisti.
Per i DETTAGLI–> http://www.dmsa.it/corso-fisiologo-clinico/
Pubblicato in News
Lascia un commento
Lettera aperta alle forze politiche italiane
LEGGE LORENZIN: UN ORDINE PROFESSIONALE PER LE SCIENZE MOTORIE
A CURA DI: DMSA
DOCTORS IN MOVEMENT SCIENCE ASSOCIATION
ASSOCIAZIONE NAZIONALE DOTTORI IN SCIENZE MOTORIE CHINESIOLOGI – VERONA
Caro Collega, Gentile Lettore,
con la presente desideriamo fare un focus di riflessione ed approfondimento sulle Scienze Motorie all’alba dell’anno 2018, ventesimo dalla nascita del nostro Corso di laurea, alla luce dello stato attuale dell’arte della Professione tra riferimenti giuridici e normativi, aspetti professionali e possibili risvolti sociali futuri. Tutto ciò soprattutto in riferimento alla recentissima Legge Lorenzin, la quale istituirà a breve nel nostro Paese gli Ordini delle Professioni sanitarie.
Tanto per cronologia e gerarchia delle fonti giuridiche, citiamo anzitutto il mancato inserimento del laureato in Scienze Motorie e di quello magistrale nella ormai già pubblicata Legge Lorenzin (L. n. 03/2018) includente al suo interno il “Riordino delle Professioni sanitarie”, la quale a sua volta rappresenta oggetto di continuità politica della Legge n. 43/2006 in merito all’istituzione degli Ordini di dette professioni, includendone al contempo il metodo di definizione e di nuova istituzione.
In merito alla domanda “se” le Scienze Motorie già “dovessero, debbano o dovranno” far parte o meno di questo epocale provvedimento legislativo, annosa e dibattuta questione in atto a partire dalla riforma degli ISEF negli anni ’70 (così detta “medicalizzazione degli ISEF”), rispondiamo per quanto ci attiene a titolo associativo con un secco: sì.
Sì perché aver avviato in Italia un corso di laurea con finalità salutistiche sotto il patrocinio accademico, formativo e disciplinare, non che legale (dato il valore legale del Titolo di Laurea vigente nel nostro Paese) di Medicina e Chirurgia ma senza tuttavia afferire al mondo della Salute intesa come Sanità, diventa di fatto un – divieto proscrittivo permanente – a poter esercitare le proprie funzioni professionali e disciplinari, le quali, a causa di un vulnus legislativo ventennale, rischiano di vanificare gli sforzi ed i sacrifici accademici di, si stima ormai, quasi 200.000 professionisti italiani tra diplomati ISEF, laureati in Scienze Motorie e dottori magistrali.
Dato che la questione normativa è sia politicamente che giuridicamente già decisa, sembrerebbe “inutile” qui ed ora parlarne ma non è affatto così. Dobbiamo quindi spiegarci meglio dovendo in parte approfondire la questione.
1 – NORME GIURIDICHE VIGENTI, POLITICA e DINTORNI
La Legge Lorenzin nasce come abbiamo detto dalla necessità – tutta italiana – ed una tantum tutt’altro che europea, di blindare entro dei parametri prettamente ordinistici le Professioni sanitarie sprovviste di Ordini professionali, a differenza delle professioni dei Medici, degli Avvocati o degli Architetti ecc. per portarne esempi, le quali invece già ne erano in possesso. L’antefatto è ascrivibile alla così detta “Riforma universitaria” che dal 1999 con il “Processo” o “Dichiarazione di Bologna” unificò, attraverso molteplici riforme avvenute a partire dagli anni 2000, il sistema creditizio (“CFU”) universitario italiano per renderlo uniforme in tutta l’Unione europea. Questo processo epocale riordinò tutta la disciplina delle Professioni universitarie, sanitarie e non. Per le Professioni sanitarie non mediche, fino a quel momento, era prevista una formazione sanitaria a carattere regionale, poi evolutasi nei così detti “Diplomi universitari” (“DU”), abrogati dalla Riforma universitaria del 2000, ma soprattutto, basata sui così detti “mansionari”, i quali a loro volta includevano una datata gerarchia professionale “medico-operatore”, ancora risalente a Regi Decreti del 1938, dove il medico prescriveva ed il sanitario eseguiva.
La Riforma universitaria superò, anche in Sanità, questa pregressa condizione conferendo a tutti gli operatori sanitari non medici una certa autonomia professionale (non diagnostica né prescrittiva, ne’ farmaceutica ovviamente) la quale tuttavia abolì i succitati “mansionari”. La legge italiana sancì quindi che da allora in avanti solo le vecchie “Arti sanitarie ausiliarie” (come ad esempio gli Ottici, gli Odontotecnici o le Puericultrici ed altri) ancora esistenti rimanessero nell’alveo della formazione sanitaria di tipo REGIONALE, mentre per tutte le altre professioni disciplinate da Corso di laurea universitario vigesse, unicamente, e secondo il “Processo di Bologna”, la formazione di tipo universitario per potersi definire “Professione sanitaria” e non di “interesse” sanitario o quale “Arte” sanitaria ausiliaria.
2 – LA LEGGE LORENZIN, LE NUOVE FIGURE SANITARIE ed IL RUOLO DELL’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ
Detto ciò possiamo quindi introdurre l’argomento di questa nostra dissertazione: ossia l’inserimento, o meglio il possibile riconoscimento, del laureato in Scienze Motorie all’interno della riforma delle Professioni sanitarie nel contesto del Servizio Sanitario Nazionale (“SSN”). Sebbene il laureato in Scienze Motorie sia stato escluso in prima battuta dalla Legge Lorenzin ed a fronte comunque dei numerosi emendamenti ed Ordini del giorno presentati, accolti e fatti propri dal Governo, risulta comunque possibile un suo riconoscimento sanitario “tardivo” poiché la medesima Legge n. 03/2018 (Lorenzin) va, all’articolo nr. 06, a modificare l’art. 05 della sopracitata Legge n. 43/2006 il cui articolo, a sua volta, esprime il metodo di individuazione delle – NUOVE – Professioni sanitarie INTRODUCENDO un elemento assolutamente innovativo ed ossia: la previsione della possibilità di ISTITUZIONE di – nuove professioni sanitarie – non solo a partire da ratifiche e trattati dell’Ue, Leggi ordinarie dello Stato italiano e delle Regioni, bensì – ed è qui la novità – ANCHE a partire dall’istanza di parte proveniente delle – ASSOCIAZIONI nazionali di categoria – le quali ne facciano richiesta. Una grande opportunità questa per le Scienze Motorie.
Per evitare mandatari politici di sorta, leggasi quindi per evitare raccomandazioni parlamentari attraverso questo o quel singolo senatore e/o deputato, come purtroppo è sempre accaduto, è stato demandato al “CSS” – Consiglio Superiore di Sanità – dell’ “ISS” – Istituto Superiore di Sanità – di VAGLIARE – scientificamente – sull’effettiva concretezza delle predette istanze di parte pervenute.
Per tanto, alla luce di questa modifica sanitaria che potremmo definire “copernicana” dell’introduzione di nuove professioni sanitarie nell’ordinamento italiano a partire dal “basso”, va da sé che noi come “DMSA” – Associazione nazionale Dottori in Scienze Motorie – desideriamo assolutamente sfruttare questa opportunità offerta dalla Legge Lorenzin per dare al laureato in Scienze Motorie la giusta dimensione professionale – e forse finalmente giuridica – la quale Egli merita. Ciò è auspicabile almeno per alcuni ambiti, quelli scientificamente possibili, se non per tutti quelli che riguardano e comprendono l’esercizio professionale del laureato in Scienze Motorie. Tra detti ambiti sicuramente si configurano le “Attività Motorie Preventive ed Adattate”, le ormai così dette “AFA” e la “Prescrizione clinica”, su base medica, di “Esercizio fisico” per pazienti metabolici (diabetici, cardiopatici, ipertesi, obesi, soggetti affetti da dislipidemie, ecc.), tanto in Prevenzione, quanto nel mantenimento dei risultati, non che nel recupero funzionale, psico-fisico e chiaramente motorio di tutte le categorie sociali che ne avranno necessità.
3 – LA MIGLIORE ARMA PER IL RICONOSCIMENTO delle SCIENZE MOTORIE: L’EVIDENZA SCIENTIFICA
in primo luogo, in merito ai requisiti del possibile inserimento del laureato in Scienze Motorie all’interno della sopracitata Legge Lorenzin, si possiede già da oggi con la laurea in Scienze Motorie, oltre al necessario grado universitario (posseduto dall’Educazione Fisica italiana già a partire dal 05 febbraio del 1928: un onore che poche professioni in Italia possono vantare se si pensa che le lauree del così detto “Vecchio ordinamento” risalgono al 1938 e l’Ordine dei Medici al 1946) un altro elemento molto determinante: l’EVIDENZA SCIENTIFICA – INTERNAZIONALE – conferita dalla Ricerca, dell’efficacia sulla Salute umana dell’Esercizio fisico. Detta evidenza scientifica risulta specifica nella Prevenzione terziaria (così detti “Stili di vita” attivi) ma senza escludere contributi di efficacia pure nella Prevenzione primaria (intesa in questo caso come “somministrazione” di Esercizio fisico alla stregua di farmaco), non che nella Prevenzione secondaria (attraverso la valutazione ed il monitoraggio del quadro fisico, clinico e funzionale dei soggetti sottoposti ad Esercizio fisico ed Attività motorie: due aspetti spesso interdipendenti tra loro ma comunque differenti).
L’Evidenza scientifica rappresentata dell’Esercizio fisico: PRESCRITTO dal medico, e poi PROGETTATO, SUPERVISIONATO e CONDOTTO dal laureato in Scienze Motorie (Chinesiologo con L. n. 04/2013 – Legge scritta per la parte – Chinesiologia – proprio da codesta Associazione presso l’Ente Italiano per l’Unificazione – “UNI”) è, all’interno del quadro di riconoscimento normativo sanitario del laureato in Scienze Motorie, chiaramente un caposaldo, una “conditio sine qua non”, assolutamente imprescindibile per ottenere il consenso affermativo da parte del “CSS” dell’Istituto Superiore di Sanità. Tale “ratio” dovrebbe sussistere almeno per quella parte Preventivo-Adattata delle Scienze Motorie rivolta ai soggetti fragili, anziani, decondizionati, cronici, stabilizzati, ma anche ovviamente per la parte sportivo tecnico agonistica delle Scienze Motorie afferente allo Sport diversamente abile. Ciò tanto quale fattore preventivo generale e specifico, non che nella riacutizzazione delle patologie sia negli adulti post traumatizzati, sia negli adolescenti, non che nei fanciulli in età evolutiva da formare e, quasi sicuramente, prima o poi da correggere da un punto di vista auxologico e compensativo.
Accademicamente tali punti focali sono riscontrabili nel settore specialistico delle Scienze Motorie tanto con la laurea magistrale LM-67 in “Scienze e Tecniche delle Attività Motorie Preventive ed Adattate”, quanto nella LM-68 in “Scienze e Tecniche dello Sport” per tutto quanto attiene lo Sport diversamente abile ad
esempio ma va pure aggiunto che dette aree specialistiche elettive delle lauree magistrali sopracitate, esistono ed operano chiaramente già quali – aree di intervento – a partire dalla laurea triennale in Scienze Motorie di base e cioè la L-22. Questo aspetto collegiale delle Scienze Motorie fruibili in Sanità risulta poliedrico e per nulla “settoriale”.
4 – LE “AFA” – ATTIVITÀ FISICHE ADATTATE: LA NECESSITÀ DELL’INTERVENTO DELLO STATO ITALIANO NELLA TUTELA DELLA SALUTE ATTRAVERSO IL MOVIMENTO UMANO DI TIPO NON AGONISTICO
Quanto detto finora ci pone a richiedere l’intervento da parte dello Stato per sanare l’annosa questione delle Scienze Motorie italiane dimenticate dal comparto Sanità soprattutto alla luce del fatto che al loro interno esiste un’area specialistica davvero molto particolare ed ancor più delicata, la quale necessita assolutamente di una regolamentazione attraverso una normativa espressamente dedicata. Tale Area, che potremmo definire una “Sancta sanctorum” delle Scienze Motorie, viene rappresentata dalle così dette: “Attività Fisiche Adattate” (dette “AFA”). Non ci riferiamo qui e adesso all’area Accademica quale settore scientifico disciplinare di studio dei Corsi di Laurea, bensì ai vari protocolli operativi – effettivamente applicabili – via via sui vari soggetti: anziani, diversamente abili, decondizionati, affetti da pregresse malattie, in età evolutiva non che per specificità di genere, i quali – tutti – possono trarre giovamento dalle “AFA”.
5 – LE “AFA” QUALE SUPERAMENTO MENTALE E PSICOFISICO DELLA MALATTIA: L’OMS e L’ICF
Parlare di protocolli e di aree di intervento “AFA” è piuttosto complesso, poiché le “Attività Motorie Adattate” sono rivolte a Soggetti posti in condizioni di Salute che non sono ne’ prettamente cliniche, ne’ tanto meno pre-cliniche o post-cliniche, bensì, generalmente, ma neppure sempre: croniche, pregresse e stabilizzate. L’ “AFA” andrebbe pertanto intesa come un particolare quadro di assenza “percepita” della malattia seppur nella malattia stessa, cioè un superamento psico-fisico del quadro morboso, temporaneo o permanente, a partire dalla propria condizione di vita per poterla migliorare. Il principio va concepito ed interpretato secondo il concetto di Salute previsto dall’OMS nell’ “ICF” (International Classification of Functioning, Disability and Health), non tanto come “assenza” di malattia in se’, bensì come superamento e quale maggior e miglior raggiungimento possibile di qualità della vita esprimibile attraverso il Movimento umano, a prescindere dalla malattia stessa. Riassumendo quindi, le “AFA” elicitano, ossia facilitano, favoriscono, un modo di essere – nella malattia – con l’obiettivo finale di non far percepire al malato cronico la propria condizione debilitante, la quale è pur tuttavia una caratteristica implicita dalla malattia stessa, sia essa cronica, riacutizzata o pregressa. Si deve qui riflettere in modo serio e concreto sul fatto che clinicamente, davvero molto raramente si riesce ad “uscire” da determinate malattie o quadri patologici (si pensi al malato oncologico od alle sindromi demielinizzanti solo come esempio) almeno da un punto di vista psicologico, per tanto, per un soggetto cronico, e sebbene stabile, non-sentirsi “malato”, non-percepirsi “malato”, non solo stimola a migliorare se’ stesso verso una vita qualitativamente migliore ma assurge effettivamente ad uno stato psico-fisico generale e di salute – scientificamente dimostrabile – che è nettamente migliore. Questo aspetto in particolare ci interessa molto quale Associazione di categoria delle Scienze Motorie, sia da un punto di vista scientifico, che accademico ma pure dei risultati, non solo esclusivamente etici o deontologici, bensì peculiarmente e squisitamente umani. Da questo punto di vista “rivendichiamo” a gran voce la natura pedagogica, umanistica e sociale della nostra Professione la quale non codifica “protocolli” ma prende in carico Esseri umani e poi – semmai – ne pianifica dei protocolli adattativi individuali.
6 – LE ASL OSPEDALIERE: LE “AFA” DIVENTANO SANITARIE MA LE SCIENZE MOTORIE NO
Riteniamo a tal proposito gravissimo che alcune ASL ospedaliere italiane, in Liguria, in Toscana ed in Emilia Romagna quali capolista, ma pure in Piemonte, Lazio ed alcune regioni del Sud Italia, abbiano “motu proprio” e senza il parere: ne’ delle Università, ne’ del Consiglio Universitario Nazionale (“CUN”), ne’ del Ministero dell’Istruzione e della Salute, ne’ delle Associazioni di categoria delle Scienze Motorie, stabilito autonomamente protocolli operativi “AFA”, del tutto autoreferenziali, già “pronti ed impacchettati”, da consegnare in mano di chiunque aderisca a dei non ben specificati “corsi” indetti dalle ASL stesse.
Tali “corsi AFA” indetti dalle ASL – assolutamente NON qualificanti – ed a pagamento, vorrebbero poi far esercitare dette “AFA” – Attività Motorie Adattate – destinate a soggetti così fragili e delicati a chiunque: ANCHE se NON laureato in Scienze Motorie. Ciò è inaccettabile per diverse ragioni: deontologiche ed etiche. Da un lato si svilisce così la fatica di chi per 3 o 5 anni si è chinato sui libri ed ha sudato in palestra per conseguire una laurea la quale NON impone assolutamente pali ne’ limiti al proprio futuro di professionista in merito al tipo specifico di “Attività Fisica Adattata” da scegliere per il suo assistito. Questo fatto rappresenta in se’ decisamente una forma di abuso professionale al ribasso, un’inaccettabile “deminutio capitis” che rifiutiamo; mentre d’altro canto – e senza alcun principio etico – si vuole così permettere a chiunque – anche SENZA il possesso di una laurea in Scienze Motorie o con una laurea differente (vedi fisioterapisti, infermieri, ostetriche, ecc.) – di esercitare comunque un’attività professionale così delicata e rivolta a soggetti fragili ma SENZA possederne alcuna formazione: ne’ parziale, ne’ specifica in merito.
7- “AFA”: PECULIARITÀ E DIFFERENZA DELLE SCIENZE MOTORIE, NON SOLO 1:1 MA 1:100
Neppure al Fisioterapista, operatore sanitario che al laureato in Scienze Motorie è più vicino e conforme per “curricula studiorum” è ascritto dalla Legge di poter svolgere le “AFA”. Non solo infatti esse non configurano nel D.M. n. 741/1994, profilo professionale del fisioterapista, mentre sono parte integrante del D. Lgs. n. 178/1998 disciplinante le Scienze Motorie, ma soprattutto vi è una particolarità assoluta e determinante differenza nelle Scienze Motorie che altre professioni non possiedono: la Collegialità. La formazione psicopedagogica del laureato in Scienze Motorie infatti, prevede, date anche – ma non solo – le finalità didattiche del Corso di laurea, di saper gestire intere classi con più soggetti contemporaneamente, mentre l’operatore sanitario, per sua stessa natura assiste un soggetto per volta, o anche più casi ma mai contemporaneamente. Un fisioterapista, per fare un ulteriore esempio, non potrà mai utilizzare le “AFA” attraverso il Judo, il Basket o il Rugby, mentre per un laureato in Scienze Motorie ciò risulterà non solo “curricolare” o extra curricolare ma all’occasione persino richiedibile.
Per fare un ultimo accenno sulle “AFA”, l’assurdità di assegnare a chiunque che non sia un laureato in Scienze Motorie un protocollo “AFA” preconfezionato, svilisce così tanto la professione che analogamente sarebbe come “conferire” a chicchessia, come pure ad un laureato in Scienze Motorie, un pacchetto preconfezionato di tipo “infermieristico” o “fisioterapico” o ancora “protesico” da proporre poi a “chiunque” perché è l’ASL competente per territorio a “garantirne” l’efficacia. La cosa è talmente irricevibile che non può che apparirci assurda.
8 – IL CONI “INSEGNA” A SCUOLA, GLI “ISTRUTTORI” EPS IN PALESTRA, I LAUREATI IN SCIENZE MOTORIE RESTANO A CASA CON 9.000 ORE DI BASE DI FORMAZIONE UNIVERSITARIA
Come se non bastasse, in questa già annosa e vituperata questione disciplinare si è inserito, tanto per non sentirsi mai, il CONI – Comitato Nazionale Olimpico Italiano – del quale veramente non si comprendono più ne’ gli obiettivi ne’ le “funzioni” per quanto esso abbia ormai allargato i propri orizzonti ed ambizioni sul fronte della Motricità, entrando, e pesantemente, persino nella Scuola. Il CONI, a nostro avviso, dovrebbe occuparsi di Sport, di competizione, di agonismo, di superamento sano ed equilibrato dell’ “altro”, di partecipazione sportiva, di “fair-play”, di olimpismo, di etica sportiva, insomma di Sport in generale, ma in FUNZIONE – unicamente- dei Giochi Olimpici da disputarsi – OGNI quattro anni – e NON di Motricità, ne’ di Salute propriamente detta attraverso il Movimento umano: perché ciò è di competenza delle Scienze Motorie e NON del CONI.
9 – CONI, ENTI DI PROMOZIONE SPORTIVA E PRIVATI: IL GIOCO DELLE “SCATOLE CINESI” IN MOTRICITÀ
Il CONI, attraverso i suoi Enti di Promozione Sportiva (“EPS”) elicita silenziosamente pseudo-federazioni (che tali non sono) alle quali si affiancano presunte “associazioni” di privati, affiliate agli EPS, che continuano a produrre e a gettare sul mercato, neppure fossero tanti “prodotti”, pseudo-istruttori “formati” ma sarebbe più corretto asserire “clonati” attraverso la frequenza – senza esami reali – di un solo week-end, quando va bene. Questi soggetti poi – sole con 8 ore di corso – lavorano e/o aprono palestre di Fitness, Wellness, Body Building ecc., in questo modo vengono attivate e disseminate artatamente in tutto il territorio nazionale strutture surrettizie atte a svolgere, almeno potenzialmente, pressoché le “medesime” funzioni in termini di offerta di quelle proposte dai laureati in Scienze Motorie. Questi ultimi invece, dal canto loro, attendono 3, 5 e anche 7 anni di studi universitari tra ricerca e didattica, attraverso 5.000, 9.000, 12.000 ore di studi solo universitari per formarsi. A ciò vi è poi da aggiungere la formazione personale, non che ovviamente tutti gli esami previsti dai Corsi di laurea tra medicina, psicologia, pedagogia, diritto e legislazione, non che tutti gli esami pratici e tecnico sportivi, più i vari tirocini.
10 – IL COSTO ECONOMICO: MENO LAUREATI IN SCIENZE MOTORIE IN PALESTRA UGUALE PIÙ MALATI NEI NOSOCOMI E PIÙ DOPING AMATORIALE CIRCOLANTE
Il quadro professionale decisamente drammatico dei dottori in Scienze Motorie si aggrava per gli utenti delle “palestre” gestite dagli operatori con 8 ore di corso. Questi utenti vengono destinati loro malgrado ad una “roulette russa” dove il sedicente “istruttore” di fitness di turno di oggi, per quanto simpatico, bravo e coinvolgente – non avendo le basi tecniche, fisiologiche e gnoseologiche necessarie per insegnare – può essere così il prodromo solenne – e silente – dell’artrosi secondaria di domani. Un circolo vizioso troppo pericoloso che anche al netto del triste e dilagante fenomeno del doping amatoriale tra gli adulti – ed ormai con la “Web generation” pure tra gli adolescenti – non che della facile reperibilità di farmaci scaduti e spesso contraffatti, è diventato un problema serio che va assolutamente fermato. Le Scienze Motorie, attraverso un percorso universitario scientifico, rigoroso, disciplinato e concreto, sono perfettamente in grado di sgomberare il campo da effetti prodromici di nocumento sugli utenti delle palestre, come, da veri professionisti, contribuire attivamente e preventivamente ad arrestare il fenomeno dilagante del doping amatoriale in campo ed in palestra.
11 – ANCHE GLI ENTI DI PROMOZIONE SPORTIVA VOGLIONO FARE LE “AFA” MA CON 8 ORE DI CORSO CONTRO LE 9.000 ORE DI BASE DELLE SCIENZE MOTORIE
In questa situazione di per se’ già grottesca, come se non bastasse, si va ad aggiungere adesso, dato piuttosto recente, anche l’abuso (perché di altro non può trattarsi), delle “attività motorie per la terza età” e cioè senza tante parafrasi le – “AFA” dei laureati in Scienze Motorie – condotte però da parte dei sedicenti “tecnici” licenziati come tali da queste fantomatiche “associazioni” che a loro volta sono poi aderenti agli Enti di Promozione Sportiva (EPS), i quali poi sono riconosciuti dal CONI. Il Comitato Olimpico Nazionale, molto abilmente in questo gioco di “scatole cinesi”, fa finta di disconoscere tutto questo “humus” sul quale esso stesso poggia e sul quale economicamente si regge. Cosi, attraverso il silenzio-assenso formale del CONI e l’intricato, ma molto abile ripetiamo, gioco di “matrioske” rappresentato dalla triade: “CONI – EPS – PRIVATI,” vengono sfruttati i grandi numeri economici in constante crescita a favore dell’Attività fisica amatoriale, la quale viene condotta per almeno il 90% dei casi se non più, da personale non qualificato, ossia NON titolare di laurea in Scienze Motorie. Si distruggono così da un lato un settore professionale molto delicato, quello delle Scienze Motorie, il quale è stato dalle Istituzioni – alle Scienze Motorie – e non ad altri dedicato e conferito, non che si mette, dall’altro, seriamente a rischio l’incolumità pubblica – del tutto ignara – di tali vicendevoli risvolti istituzionali e dei quali i silenti colpevoli sono la Politica ed il vulnus legislativo che l’accompagna in questa delicata professione delle Scienze Motorie. In questo proliferare di abusi ed incompatibili sovrapposizioni “CONI-EPS-PRIVATI / Scienze Motorie“, tutte ai danni dei laureati in Scienze Motorie ovviamente, pagano direttamente ed indirettamente – e per ben due volte – i Cittadini dello Stato: tanto quanto “Società civile” subendo direttamente l’abuso, quanto “Stato Apparato” al quale spetta sanare, a breve od a lungo termine, tutti i danni ortopedici causati dalla – scarsa “igiene Motoria” – prodotta dai sedicenti “istruttori” CONI-EPS-PRIVATI. I praticanti italiani neppure di “Sport agonistico, anche amatoriale o propriamente detto” – bensì di “Attività Motorie” – sono ormai milioni, si stima che siano circa due milioni all’anno i frequentatori assidui di palestre di “Fitness”, “Wellness”, “Spa e Centri Benessere”, nelle quali al loro interno NON vengono svolte attività sportive, o ricreative, od estetiche, od olistiche come ci si aspetterebbe, bensì vere e proprie – “Attività Motorie” – talvolta pure “Adattate”. Questi utenti, totalmente ignari, si affidano loro malgrado e nella quasi totalità dei casi a palestre e centri sportivi attivati ed esercitanti in – totale ASSENZA – di personale laureato in Scienze Motorie. Tutti costoro sono “rei”, ahi loro, solo di non conoscere queste ataviche e pericolose lacune che lo Stato – almeno dal 1998 – data di “nascita” delle Scienze Motorie, ha lasciato pericolosamente scoperte e disattese.
12 – CHI SIAMO, COSA CHIEDIAMO ALLO STATO, COSA DESIDERIAMO PER IL BENE DELL’ITALIA
Per tutto ciò CHIEDIAMO alla Politica, alle Università, alle Istituzioni, ai Ministeri preposti, agli Organi di controllo a tutti i livelli, agli Enti locali, alle Forze dell’Ordine e di Polizia ed al Comitato Universitario Nazionale:
il CONTROLLO ed il MONITORAGGIO del territorio ma soprattutto – l’INSERIMENTO del laureato in Scienze Motorie all’interno del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) – nelle sue precipue funzioni e peculiarità professionali, non sovrapposte ne’ sovrapponibili ad altre professioni già esistenti. Inserimento delle “Scienze Motorie”, se non come professione sanitaria a se’ stante propriamente detta, quanto meno come professione di – “INTERESSE” – sanitario, o “socio-sanitaria” – purché anch’essa ORDINATA per Legge – e preposta in modo specifico ed elettivo all’applicazione di protocolli di Esercizio fisico preventivo ed Esercizio fisico adattato: nei soggetti diversamente abili, cronici e stabilizzati, metabolici ed in età evolutiva, dietro PRESCRIZIONE medica. L’Esercizio fisico, così come le Attività Motorie Preventive ed Adattate, vanno considerati alla stregua di veri e propri farmaci da somministrare “cum scientia et conscientia” a tutti i soggetti, fragili e non che ne necessitino. Tale somministrazione va effettuata, per il bene dell’incolumità Pubblica – unicamente – da parte dei dottori e dei dottori magistrali in Scienze Motorie.
GRAZIE PER LA VOSTRA ATTENZIONE
Cordialmente,
la Presidenza e la Segreteria nazionali DMSA
Associazione nazionale Dottori in Scienze Motorie Chinesiologi – Verona.
Dott. Luca BARBIN - Presidente nazionale DMSA.
Prof. Alda BOCCINI – Vice Presidente DMSA.
Prof. Michela FOLLI – Vice Presidente DMSA.
Dott. Giorgio PASETTO -Segretario nazionale DMSA.
Pubblicato in News
Lascia un commento
L’Arena: Al via il corso di Fisiologia clinica dell’esercizio.
Pubblicato in News
Lascia un commento
Comunicato stampa: Corso di perfezionamento in Fisiologia clinica dell’esercizio
La popolazione italiana ed europea sta inesorabilmente invecchiando e di fronte ad un aumento dell’età media della popolazione inevitabilmente aumenteranno tutta una serie di patologie croniche (quali diabete, problematiche vascolari, artrosi, decadimento cognitivo etc.) che sono lente nel loro progredire, peggiorano la qualità della vita e costano tantissimo, in termini non solo economici, a famiglie e società.
Seppure nei prossimi decenni vivremo più a lungo non è detto che vivremo meglio, i costi sul sistema sanitario nazionale lieviteranno fino ad un punto di non ritorno, il rischio concreto è quindi che solo alcuni potranno permettersi l’accesso a certi tipi di cure. Diventa pertanto fondamentale puntare a strategie preventive di massa mirati ad educare la popolazione a mettere in atto quei comportamenti virtuosi e salva-salute , quali una corretta nutrizione e l’esercizio fisico regolare in primis.
Ecco quindi che con il CORSO DI AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE IN FISIOLOGO DELL’ESERCIZIO CLINICO, si vuole offrire una formazione il più possibile pratica ed operativa a tutti quei laureati in scienze motorie che , come professionisti della prevenzione, lavorano quotidianamente con persone con patologie croniche stabilizzate, soggetti che sono su un pericoloso croce via tra la malattia e la salute e che solo affiancando l’esercizio fisico alle cure mediche già in atto, possono migliorare il loro stato globale di salute e benessere.
Ecco quindi il perchè di questa innovativa partnership, una spin off tutta veronese che vede in campo diverse realtà del territorio, una collaborazione tra settore privato, associazioni di categoria e l’università privata , con la partecipazione e il patrocinio della nuova arrivata sede di Verona della prestigiosa UniPegaso.
Laddove , purtroppo l’università italiana talvolta pecca nel non riuscire a dare ai propri ragazzi , quelle competenze reali e operative per immettersi nel mercato del lavoro con decisione, con questo progetto formativo si vuole proprio colmare questo limite, permettendo a chi è già laureato e si sta inserendo nel mercato lavorativo, di farlo con ulteriori competenze pratiche e forte dell’esperienza acquisita da professionisti che quotidianamente operano nel settore.
Il Prof. Ottavio Bosello , già professore universitario alla facoltà di medicina, medico nutrizionista è il direttore del corso, supportato dal dott. Pasetto Giorgio e dal dott. Brunelli Andrea, come responsabili della didattica e dell’organizzazione.
Completano il team di insegnanti di alto profilo altri due medici, tre dottori di ricerca in scienze motorie, una ostetrica e due fisioterapisti.
Il corso avrà la sua apertura presso la prestigiosa sede dell’UniPegaso di Verona , sabato 25 Novembre alle ore 11.15 con la lezione Magistrale del Prof. Bosello dal titolo:
L’OBESITA’ : GENETICA, AMBIENTE O EVOLUZIONE DELLA SPECIE?
Pubblicato in News
Lascia un commento
COMUNICATO STAMPA DMSA del 21 Aprile 2017: “DDL Senato della Repubblica n. 1324 (riordino delle Professioni sanitarie)”
Salute e Sanità: un binomio imprescindibile ottenibile anche attraverso le Scienze Motorie normate nel riordino delle professioni sanitarie di cui al DDL n. 1324 a garanzia e tutela del Cittadino.
Con il DDL n. 1324 della XVII^ Legislatura, già licenziato dal Senato della Repubblica ed ora al vaglio della Camera dei Deputati attraverso l’Atto della Camera n. 3868 depositato a Montecitorio il 30 Marzo u.s. , comprendente tra le altre materie pure il “riordino delle Professioni sanitarie” – DMSA – Associazione Nazionale Dottori in Scienze Motorie, ritiene sia giunto il momento di fare e di dare – Ordine – anche nelle Scienze Motorie oltre che nelle Professioni sanitarie già esistenti.
Salute e Sanità, nel punto di convergenza della Prescrizione medica, sono intimamente correlate anche nell’esercizio fisico terapeutico delle Attività motorie preventive ed adattate a soggetti anziani, diversamente abili e secondo le differenti specificità di genere ai fini del mantenimento, recupero e raggiungimento del miglior quadro di salute e benessere psico-fisico. L’esercizio fisico nei soggetti affetti da patologie croniche di tipo metabolico e nei soggetti anziani è ormai considerato a pieno titolo alla stregua di un farmaco da prescrivere e poi da somministrare attraverso protocolli di esercizi. Tuttavia, se per la prescrizione non sussistono particolari criticità esse compaiono per la somministrazione rivolta a tali fragili categorie di soggetti che a causa di un vulnus legislativo di tipo sanitario viene lasciata al caso, al laisser-faire ed all’improvvisazione, laddove la legge invece parla molto chiaro: le “Attività Motorie Adattate” sono di pertinenza e competenza dei laureati in Scienze Motorie (D.Lgs. 178/1998 – art. 2, comma 2, lettera b) Scienze Motorie: area della prevenzione e dell’educazione motoria adattata, finalizzata a soggetti di diversa eta’ e a soggetti disabili). Qualora detto esercizio professionale venga indebitamente delegato, od auto-attribuito, da e ad altri operatori, sanitari e non, come sta avvenendo da tempo in alcune ASL italiane, Toscana in testa, dove le “AFA” vengono spesso illecitamente delegate contra-legem a dei fisioterapisti formati per fare altro, ciò
rappresenta una forma di abuso professionale di cui alla Legge 04/2013 in Chinesiologia, oltre che del D.Lgs. 178/98, le quali stabiliscono entrambe competenze e titoli anche e soprattutto nello svolgimento specifico delle “Attività Motorie Preventive ed Adattate”. Titoli e competenze che sono attributi ai dottori in Scienze Motorie.
Dal 1998 in poi, i laureati in Scienze Motorie – oggi Chinesiologi con Legge n. 04/2013 – eredi orgogliosi dell’Educazione Fisica di tipo tecnico-addestrativo, ginnico-militare, pedagogico-educativa, ludico e medico-sportiva, nonché preventivo-rieducativa, ancora e sempre permeati dal Verbo-maestro dei padri fondatori, quasi tutti medici, tanto nazionali: gli E. Baumann (Ginnastica pedagogica), quanto europei: i P.H. Ling (Ginnastica medica svedese), senza tralasciare quelli della Calistenia classica ed igienica della Fisiologia dell’Esercizio fisico (Mercuriale, Galeno, Ippocrate) mai come oggi tornata in auge, e non prescindendo da quelli correttivi, adattativi e compensativi contemporanei, sia italiani (S. Pivetta, B. Toso, “Back School”, D. Raggi) come francesi (F. Mezieres, A. Lapierre, posturologia, kinesiterapia e psicomotricità) non che anglosassoni (Kabat-Knott: californiani, neurologo lui, insegnate di Educazione Fisica lei) solo per citarne alcuni, ancora attendono dallo Stato italiano una collocazione/conciliazione professionale congrua al loro profilo professionale -di tipo biomedico e sanitario- nell’antinomia legislativa che vede e vuole i laureati in Scienze Motorie assolutamente afferenti alla sfera della Salute e alla Medicina ma non efferenti, ossia generanti effetti, in quella della Sanità: un grave problema questo, non solo deontologico bensì con risvolti sociali, di spesa e soprattutto di statistica medica patologica di enorme portata.
Un cenno, e di tipo speculativo purtroppo, è necessario anche per l’ultimo “Uovo di Colombo”, ossia quello della “scoperta” in prescrizione medica da parte di qualche “ritardatario” delle così dette ”Attività Motorie Adattate”, ormai largamente conosciute con l’acronimo inglese di “APA” (Adapted Physical Activities), o “AFA” (Attività Fisiche Adattate) all’italiana, sebbene comunque di derivazione canadese (parte francofona), anch’esse sancite dalla Legge italiana, le quali hanno generato in Italia uno specifico campo operativo in seno alle Scienze Motorie (con il D.Lgs. n. 178/1998 art. 2 comma 2 lettera b) ma pure con una laurea specialistica prima, nel 2000 (la L/S 76), divenuta poi magistrale nel 2004: “Scienze e Tecniche delle Attività Motorie Preventive ed Adattate” (l’attuale LM 67).
Per tutto ciò – DMSA – Associazione Nazionale dei Dottori in Scienze Motorie – Chinesiologi con L. 04/2013 -ritiene- di rivendicare il Diritto, anche per i dottori e gli specialisti in Scienze Motorie, ad una collocazione professionale all’interno del Sistema Sanitario Nazionale (SSN) finalizzata alla tutela del Cittadino nel quadro della prevenzione generale e specifica delle patologie cronico-degenerative derivanti dalla mancanza e/o carenza di attività fisica. Patologie croniche e metaboliche ormai “epidemiche” sviluppate in una società di consumo anziana, in declino, in sovrappeso, ancora poco informata sui rischi della discinesia. Una società soggetta ai rischi di diabete, di atero ed all’arteriosclerosi, a quadri di demenza e ad alcuni tipi di cancro specifici prevenibili attraverso stili di vita corretti. Patologie e quadri morbosi i quali, in comune, hanno tutti e senza soluzione di continuità, la mancanza di un’attività fisica specifica, regolare, individuale e di stili di vita corretti, un fattore questo che è oggetto della prevenzione terziaria a sua volta disciplina di studio ed intervento dei laureati in Scienze Motorie. Tale correzione sugli stili di vita, insieme ad una profonda lotta al pietoso fenomeno del doping, ormai diffusosi soprattutto a livello amatoriale, necessita in forma esclusiva e normativamente dedicata anche all’interno della Sanità, dell’intervento professionale del laureato e dello specialista in Scienze Motorie.
Da troppo tempo ormai i dottori in Scienze Motorie sono relegati nei sotterranei delle facoltà di medicina italiane per non chiedere, per non pretendere pure loro un proprio “posto al sole” nella Sanità. I laureati in Scienze Motorie, sia di nuovo conio (1998) come pure di vecchia (ma non così tanto) formazione ISEF (Istituto Superiore di Educazione Fisica) si sono timidamente rivolti, con grandi speranze, ed in vero pure con la dovuta deferenza nel ’98 alla Medicina universitaria italiana del terzo millennio quale potenziale “faro d’orientamento scientifico” a garanzia propria e dei loro utenti, sebbene alcuni bisbigliassero, storcessero il naso, temendo, ostracizzando, e non si vorrebbe pensare persino a ragione a questo punto, la così detta “medicalizzazione degli ISEF” già a partire degli anni ’70.
Laureati in Scienze Motorie, dottori e specialisti, Chinesiologi: gli eredi naturali di Rodolfo Obermann e della sua chiamata di intervento all’interno del Regio Esercito Italiano (Genio Pontieri), delle Regie Accademie militari di Educazione Fisica di Roma ed Orvieto e delle tante e meritevoli “Società di Ginnastica d’Italia”, i testimoni morali di Guido Giugni (“Presupposti Teoretici dell’Educazione Fisica”), di Hans Dietrich Harre e della sua rivoluzionaria “Trainingslehre” (Germania est), degli Antonio Dal Monte, dei Marcello Faina e dei Carmelo Bosco, il cui “Ergo-Jump” fu adottato persino dalla NASA, luminari questi ultimi dell’Istituto di Scienza dello Sport del CONI. Professionisti che nonostante un così vasto, meritato passato venivano ancora ricondotti solo fino a qualche decennio fa, dalla didattica scolastica, alle così dette materie “applicate”, quelle definite secondarie quindi: quali l’educazione musicale, quella religiosa e tecnologica, che nulla hanno mai avuto in meno rispetto alle altre. E pensare che già Platone nel “De Repubblica” collocava la Ginnastica tra le discipline che più avvicinano l’Uomo alla Scienza Pura, e cioè alla Metafisica: la “Prima” tra le scienze.
Insegnanti di Educazione Fisica, oggi Motoria, che nella scuola post ’68na venivano apostrofati come: “i profi dei zompi” ma che dalla loro hanno sempre avuto i sorrisi e l’affetto indiscriminato degli allievi anche quando questi si erano ormai licenziati dalla Scuola; docenti di una materia che ancora non aveva ”titolo” tanto a far media scolastica quanto a rappresentare una disciplina scientifica a sé autonoma di insegnamento, i “figli di un dio minore” ai quali tuttavia venivano, e proprio dalla medicina, dalla storia e dai fattori eziopatologici contingenti implicitamente delegate elevatissime funzioni correttive, preventive e compensative di Ginnastica medica per il dorso curvo ed i paramorfismi della colonna vertebrale, incluso il peggiore tra i dismorfismi: l’inarrestabile scoliosi, la quale tuttavia, e proprio attraverso la Ginnastica correttiva, “magicamente” si trattava ed ancora si tratta potendosi fermare.
Diplomati ISEF, oggi LSM, che venivano e tutt’oggi vengono con orgoglio ricompresi nei piani di studio universitari delle così dette “Scuole dell’Efficienza”: ossia le Accademie militari Areonautica di Pozzuoli, Navale di Livorno e dell’Esercito di Modena e appunto Scienze Motorie, professionisti ai quali è stata conferita da sempre una tra le funzioni educative fisiologiche più elevate e delicate della Salute: lo sviluppo motorio e senso-motorio di infanti ed adolescenti e non solo. Professionisti di allora come di oggi che per decenni sono sistematicamente ed infondatamente attaccati e tacciati di “abusivismo” da parte di ex-ausiliari di sanità, spesso tutt’oggi soccombenti nelle varie vicende giudiziarie amministrative, riconvertiti negli anni ’70 a partire dalle qualifiche di porta-lettighe con corsi ospedalieri del fine settimana ed i quali hanno dovuto attendere il terzo millennio, tra miriadi di trasformazioni e persino con più “piroette e capovolte” dei diplomati ISEF, per ottenere il tanto agognato rango universitario, un livello accademico che questi ultimi invece già possedevano sin dagli inizi del ventesimo secolo, quasi 100 anni prima!
Sviluppo motorio e senso-motorio nell’infanzia e nell’adolescenza quindi, oltre alla presa in carico dei diversamente abili, fisici, motori e neurologici, degli anziani e dei portatori di handicap severi, che in una sola parola è la presa in carico di Persone, di esseri umani, come pure sostiene l’OMS.
Viene spontaneo quindi chiedersi come sia possibile che quello stesso Stato il quale abbia demandato ai diplomati ISEF prima ed ai laureati in Scienze Motorie poi le su citate, elevate, nobili funzioni operative, e precipua tra esse proprio quella dell’educazione e del coretto sviluppo senso-motorio in Età evolutiva, abbia poi potuto vessare, punire, “disconoscere” questi professionisti con la discriminazione di un comma che definire vergognoso è solo un piccolo eufemismo: il comma 7 dell’art. 2 del Decreto legislativo nr. 178/1998, il quale -proscrive- ai laureati in Scienze Motorie funzioni “sanitarie” -persino proprie- e non quale surrogato, “duplicato” o sovrapposizione ad altri profili già esistenti:
“Il diploma di laurea in scienze motorie non abilita all’esercizio delle attivita’ professionali sanitarie di competenza dei laureati in medicina e chirurgia e di quelle di cui ai profili professionali disciplinati ai sensi dell’articolo 6, comma 3, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni e integrazioni”.
Serviva forse “specificarlo”, in una legge di nuova adozione per “adeguarsi” alla nascente Unione europea? Nel profilo professionale del dentista, dell’infermiere del dietista, del
fisioterapista, compare forse la “norma”, inserita ah hoc da qualche politicante prezzolato, che specifichi che egli “non è un medico di medicina specialistica”, un “biologo-nutrizionista” o un “bio-ingegnere”? Forse un tale insulto professionale edulcorato da “orpello stilistico” legislativo compare pure tra veterinari e biologi, tra psichiatri e psicologi, tra matematici e fisici? Non lo si può pensare. Ha ancora senso, oggi, nel 2017, a quasi vent’anni dalla nascita, monca, tarpea, delle Scienze Motorie un simile abominio legislativo di tipo antidemocratico ed illiberale? Lasciamo alla coscienza del lettore ogni considerazione in merito.
Una professionalità negata con violenza ad un’intera categoria, si parla di circa 100.000 professionisti italiani, europei, ma veramente essi sono “tali”: europei? Europei in che “cosa”? Forse nel solo “Processo di Bologna”: l’ennesima utopia, tarpati così già dalla nascita, in nuce, dalla “culla”, tanto per non offendere o disturbare con i loro salutari “vagiti” di gestualità motoria dal comprovato ed efficiente benessere, dal valore scientifico, misurabile, dimostrabile e ripetibile, quelle categorie professionali già pronte e servite, già composte, già protette: ora dalle lobbies sanitarie, ora dalle caste della politica, ora dalle forze sindacali.
Quello stesso Stato che ha conferito prima tout-court nel 2006, un’equipollenza secca tra le Scienze Motorie e la Fisioterapia: improbabile, iniqua ma per nulla infondata qualora fosse stata seguita dal fantomatico e mai promulgato “Corso su paziente”, già, serviva Coraggio per farlo, per poi abrogarla cinque anni dopo, nel 2011, così come a scuola: con il “cancellino”, lasciando perdurante alle sue spalle un clima da 8 Settembre 1943 permanente, da guerra civile e da Stato di “polizia sanitaria”. Amore per il Caos fine a sé stesso quello all’italiana, nel senso più dispregiativo del termine, fino a giungere alla sterile vacuità politica “dell’armistizio Scienze Motorie/Fisioterapia”, ottenuto attraverso un “Tavolo tecnico ministeriale” iniziato poco dopo l’abrogazione e conclusosi nel 2013, nel quale ed ancora presso il Ministero della Salute, le Associazioni delle Scienze Motorie, della Fisioterapia, dell’Università, delle Regioni e dei Ministeri, hanno voluto ribadire, ancora una volta, qualora mai ce ne fosse stato bisogno, nero su bianco e su carta intestata firmata tra le parti, in modo ridondante e logorroico ciò che già a tutti era perfettamente noto a menadito da sempre: ossia circa le potenzialità e le capacità salutari a tutto tondo dell’esercizio fisico nella sfera generale e specifica della Salute, tanto in medicina preventiva primaria, quando secondaria, terziaria ed adattata. Quale “amara” scoperta!
E verrebbe da rimanere in silenzio, ancora una volta, e non per decenza questa volta, per “rispetto”, bensì per sdegno, e guardare in disparte questo “Riordino delle Professioni sanitarie”, il quale solo apparentemente “non riguarda” anche le Scienze Motorie, se non fosse che posto quanto sopra, si sarebbe ciechi, stolti, inetti, atassici, per non notare come detto provvedimento legislativo debba assolutamente includere pure i laureati e gli specialisti in Scienze Motorie Chinesiologi: per dignità, dovizia e rigore professionale, non che, non fosse altro per Giustizia e per Democrazia! Dottori in Scienze Motorie sanitari non solo per per i tanti, sacrosanti meriti ad oggi acquisiti nel sociale, bensì per le tante e silenziose medaglie faticosamente conquistate sul campo medico del benessere strutturale, neurologico, psico-fisico, viscerale, accademico, scientifico, preventivo e riabilitativo, attraverso oltre 150 anni di storia moderna della medicina e della salute, delle quali, e possono ben dirlo ed a voce alta: fanno meritatamente parte, anche loro: i dottori in Scienze Motorie.
Forse non vorrebbero ma non possono esimersi dal farlo gli LSM, dal dire che: “ci sono anche loro, che pure loro esistono a ‘sto mondo!” ed è per parecchie buone ragioni che devono farlo invece: perché in un Paese membro dell’Unione europea, civile ed industrializzato quale è l’Italia, Salute e Prevenzione senza Sanità sono impossibili, imprescindibili, rischiando di lacerare il sistema del welfare lasciando senza norme sanitarie appositamente dedicate le Scienze Motorie, generando nel Sistema Sanitario lacune scientifiche, umane, sacche di terzo mondo, altro che “baluardi di progresso” europeo!
Non possono esimersi gli LSM adesso, ritirarsi, perché la legge nr. 43/2006 comprende ed assolutamente prevede la possibilità dell’inserimento di “nuove professioni sanitarie”, tra le quali vediamo ad esempio l’osteopata e il chiropratico infatti, così come pure molte altre già esistenti ma ancora da riordinare, e anch’esse da vent’anni, come i Massofisioterapisti post-’99
ad esempio. Anche i laureati in Scienze Motorie nel DDL n. 1324 quindi perché nel disegno di legge in discussione sono progressivamente comparsi pure i chimici, gli odontotecnici, i naturopati e allora perché non-anche loro? Perché non i laureati in Scienze Motorie, i Chinesiologi, perché “loro no?”.
Anche loro nel riordino perché “targati e patentati” tutti gli altri con luccicanti Albi ed Ordini nuovi di zecca, queste, già cenerentole, continuerebbero non-tutelate, a restare orfane di un sistema che non le vuole! Si può anche solo “pensare” questo: in un Paese che si dice “civile”?! Ed orfani soprattutto resterebbero i Cittadini che all’attività fisica “non-normata” si rivolgono, cadendo così nelle mani di sprovveduti e sedicenti ”personal trainer” con “brevetti” acquistati on-line da “30 ore” pause-caffè incluse, a pagamento e senza esami, contro le 6600 ore di base solo che universitarie (e senza contare il resto della formazione) delle Scienze Motorie le quali diventano 9000 nelle lauree magistrali! Anche gli LSM nella legge di riordino perché ciò rappresenterebbe tanto per cronologia quando per gerarchia del Diritto -una tantum- la cancellazione dell’abominio discriminatorio: quello contenuto nella norma giuridica del comma 7 dell’articolo 2 del Decreto legislativo nr. 178/1998, una norma anti-liberale, violenta, iniqua, sperequativa, cinica, inutile, illeggibile! Quella sì che era da abrogare, altro che il famigerato “art. 1-septies”, il quale poteva essere corretto, indirizzato, riscritto.
Anche i dottori in Scienze Motorie nel DDL n. 1324, perché se l’Italia, è com’è: “una Repubblica fondata sul Lavoro”, allora TUTTI nessuno escluso, pure i laureati in Scienze Motorie hanno DIRITTO a poter lavorare: nel loro ambito, senza sovrapposizioni professionali, senza clonazioni né duplicazioni, bensì in piena serenità e fiducia professionale nel loro ambito scientifico: tanto per sé stessi quanto per i propri utenti e secondo il novero del consenso, e non del “silenzio-assenso”, da parte delle istituzioni.
Per tutto ciò -DMSA- fortemente ritiene che le modifiche presentate dagli Onorevoli: Romani, Bencini, Simeoni, Centinaio, Pagano e Zizza, di cui all’inserimento dell’articolo 3-bis nel Disegno di Legge del Senato nr. 1324 vadano non solo fortemente ma ormai -necessariamente- adottate ed accolte.
L’emendamento, trasformato in Ordine del Giorno, appare quanto mai coerente, ragionevole, fondato, alla luce di tutto quando dalle Scienze Motorie già presentato in precedenza ma soprattutto risulta giusto, neutrale, sinteticamente asciutto, totalmente implicito al provvedimento legislativo stesso del riordino in atto, “riordino” e “nuova individuazione” viene da dire a questo punto, delle (nuove) Professioni sanitarie. Questa è davvero la partita che conferisce la possibilità di chiudere più di un contenzioso pluridecennale generale in Sanità e non solo quella di scrivere un ennesimo, e forse neppure, singolo, sterile, dispari “armistizio”.
Il tema delle Scienze Motorie in Sanità, soprattutto alla luce della specificità e della delicatezza delle “Attività Fisiche Adattate”, va assolutamente ripreso, ri-normato, riscritto e rivisitato. Ciò andava fatto già da subito, dall’inizio, 20 anni or sono, attraverso un percorso normativo di tipo chinesiologico che volendo già esisteva ma che si è volutamente sottaciuto, inosservato, ed il quale dopo i tanti sforzi ottenuti anche attraverso la Legge 04/2013 ha finalmente visto i laureati e gli specialisti magistrali in Scienze Motorie non più come degli “alieni” nel mondo scientifico biomedico-sanitario, dei professionisti “autoreferenziati”, bensì dei fondati portatori di Diritto e di dignità professionale, sebbene già tutti loro lo fossero da prima. Compiuto questo passo, con anche i dottori in Scienze Motorie in Sanità, si vedrà finalmente anche con la Chinesiologia (realmente) clinica un approccio multidisciplinare nella Sanità italiana così come già oggi avviene nella sfera della Salute privata: finalmente una dimensione matura, moderna, europea, leale della Giustizia e del Diritto soprattutto, anche grazie ed attraverso le Scienze Motorie, un tassello che -DMSA- ribadisce: è ormai imprescindibile!
La Presidenza e la Segreteria nazionali DMSA – Associazione Nazionale Dottori in Scienze Motorie – Verona. Dr. Luca BARBIN, Prof. Alda BOCCINI, Prof. Michela FOLLI, Dr. Giorgio PASETTO, Verona, lì 21 Aprile 2017.
Dr. Luca BARBIN – DMSA – Associazione Nazionale Dottori in Scienze Motorie Chinesiologi lucabarbin@gmail.com kineedu@aliceposta.it +39 335 6847544 – www.dmsa.it.
Pubblicato in News
Lascia un commento
Laurea in Fisioterapia: comunicato stampa
CANCELLAZIONE DEL CORSO DI LAUREA IN FISIOTERAPIA PER I LAUREATI IN SCIENZE MOTORIE
Comunicato UEM-DMSA
I nuovi requisiti del Corso di Laurea in Fisioterapia recentemente accreditato dalla World Confederation of Physical Therapy (WCPT) costringono a cancellare il Corso di Laurea in Fisioterapia per i laureati in Scienze Motorie, programma offerto fino a questo momento.
Le nuove esigenze e i requisiti che l’ente ci impone non ci permettono più di offrire questo corso nel formato attuale e obbligano, tra le altre cose, a svolgere la maggior parte delle ore di tirocinio in Spagna (non più in Italia), richiedendo il livello B2.2 di spagnolo.
Per questo motivo e dopo aver analizzato attentamente tutte le possibili alternative ci dispiace comunicarvi che la Universidad Europea ha deciso di cancellare definitivamente il Corso di Fisioterapia per i laureati in Scienze Motorie. Questa scelta non coinvolge gli studenti degli anni successivi al primo.
In alternativa ci sarà un corso presenziale a Madrid in italiano.
Per info: 045/8300454
Pubblicato in News
Lascia un commento
LAUREA IN FISIOTERAPIA per Laureati in Scienze delle Attività Motorie e Sportive
Grazie ad un programma speciale di convalidazione dei crediti i laureati in Scienze delle Attività
Motorie e Sportive potranno seguire il Corso di Laurea in Fisioterapia avvalendosi di condizioni speciali:
LAUREA IN FISIOTERAPIA
Per Laureati in Scienze delle Attività Motorie e Sportive
Durata: 2,5 anni + tirocinio in Italia o Spagna.
Lingua: italiano.
Pubblicato in News
Lascia un commento